Ho terminato la lettura di Città del fuoco celeste, l'ultimo romanzo della saga di Shadowhunters di Cassandra Clare.
Erchomai, ha detto Sebastian. Sto arrivando. E
ancora una volta sul mondo degli Shadowhunters cala l'oscurità. Mentre
tutto intorno a loro cade a pezzi, Clary, Jace e Simon devono unirsi con
tutti quelli che stanno dalla stessa parte, per combattere il più
grande pericolo che la società dei Nephilim abbia mai affrontato:
Sebastian, il fratello di Clary. Il traditore, colui che ha scelto il
male. Nulla, in questo mondo, può sconfiggerlo, e i tre, uniti da un
legame profondo e indissolubile, sono costretti a cercare un altro mondo
dove l'estremo scontro abbia una speranza di vittoria. Il mondo dei
demoni. Ma il prezzo da pagare sarà altissimo. Molte vite saranno
perdute per sempre, e l'amore sarà sacrificato per un bene più grande:
scongiurare la distruzione definitiva di un mondo che non sarà mai più
lo stesso. Perché la fine degli Shadowhunters è anche il loro inizio.
In questo ultimo capitolo assistiamo al viaggio dei protagonisti, ormai piuttosto affiatati, cambiati e cresciuti dai precedenti avvenimenti, nel regno infernale di Edom per trovare e fermare il perfido Sebastian, più astuto e pericoloso del suo defunto padre. I punti di vista sono molteplici, riusciamo ad avere una visione globale della situazione percepita da ciascun personaggio, anche quelli minori. Incontriamo brevemente i protagonisti della trilogia de Le Origini, anche loro cambiati e provati, non solo dagli ultimi anni, ma dall'ultimo secolo di storie e da tutte le perdite subite, e i futuri e giovani protagonisti di The Dark Artifices, la nuova trilogia della Clare, il cui primo romanzo è previsto per il prossimo anno: la ribelle Emma Carstairs, quasi una Jace in miniatura, e il responsabile Julian Blackthorn, suo migliore amico e parabatai.
Come i precedenti libri della saga, romanzo piacevole da leggere, sensibile e a tratti anche divertente, con citazioni adeguate. L'unico appunto che mi sento di fare è forse sul fatto che si sia concentrata troppo su alcuni aspetti delle relazioni, mettendo quasi in secondo piano la guerra, che, come spesso è capitato, viene risolta in una lotta piuttosto veloce.
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