Lochan e Maya sono fratello e sorella. Lui ha 18 anni, è chiuso e solitario; lei ne ha 16, è sensibile e molto più matura di quello che la sua età richiederebbe. La loro ragione di vita, la loro preoccupazione più grande, è prendersi cura dei tre fratellini minori, allo sbando da quando il padre li ha lasciati e la madre si è abbandonata all'alcool. Sempre insieme, sempre vicini, sempre più complici. Un legame che rischia di trasformarsi in un dolce sentimento e una fatale attrazione.
Questo romanzo mi ha fatto riflettere notevolmente. Mi chiedo ancora se l'autrice abbia voluto esaminare un argomento che per noi è ancora un tabù (anche se si è parlato di incesto anche nell'antichità), se abbia voluto mostrarci quanto sappiamo essere autodistruttivi, oppure se la storia sia un inno all'amore in tutte le sue forme, nonostante i limiti e le etichette poste dalla società. Tuttavia, valutando la situazione dal punto di vista dei personaggi, la tesi più accreditata è l'ultima.
Ora, tralasciando le opinioni sul tema, passiamo alla narrazione in sé. Il romanzo è ben scritto, l'autrice ha saputo gestire il doppio punto di vista dei ragazzi senza idealizzarli, mostrando la loro condizione disastrata. Il tutto è magnetico, si fa fatica a staccare gli occhi dalle pagine, fino all'intenso e, aspettato, ma non sperato, finale.
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