Ho terminato la lettura de La ragazza dello Sputnik, di Haruki Murakami.
La storia ce la racconta un giovane senza nome, prima studente, poi maestro elementare. È innamorato di una sua coetanea, Sumire, una una ragazza con il mito di Kerouac e della generazione beat. Sumire però non lo ricambia: lo accetta come amico e confidente, ma niente sesso. Lei è invece innamorata di un'altra donna: Myu, una bellissima imprenditrice quarantenne di origine coreana. Solo che anche Myu, pur attratta da Sumire, non vuole concretizzare in amore il loro sentimento. Non vuole o non può: c'è qualcosa di misterioso nel suo passato che le impedisce di amare, che la separa dal mondo. E così i destini dei tre protagonisti si inseguono senza mai congiungersi, vagano nello spazio e nel tempo come un satellite alla deriva.
Romanzo sicuramente scorrevole e piacevole da leggere, con delle riflessioni condivisibili, ma in cui succede ben poco ed è facile perdersi, a causa del bilico tra realtà e misticismo. Avendo già letto Norwegian Wood ho ritrovato alcuni temi comuni, come uno stesso filo tenuto insieme dagli stessi personaggi, solo con nomi diversi: il giovane riflessivo e solitario e la giovane inquieta e difficile da tenere a bada, con un terzo personaggio che li tiene sia uniti che separati. Tutto sommato un romanzo da leggere, ma che lascia poco.
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