Ho terminato la lettura de La doppia vita dei numeri, di Erri De Luca.
Fratello e sorella passano l'ultimo dell'anno assieme. Si scambiano faticosi ricordi, cenano, sotto gli occhi discreti di Italia, la domestica. Lui si augura che la sera si consumi velocemente, ma la sorella vuole che il rituale sia rispettato per intero. Con la tombola. E per la tombola appaiono i genitori. Solo così si può giocare.
Un'opera teatrale divisa in tre atti, con la narrazione incentrata su fratello (scrittore, che ha lasciato Napoli quando aveva diciotto anni, ma dentro di sé non l'ha mai abbandonata del tutto, pur essendo restio ad ammetterlo) e sorella (amante della propria città e delle tradizioni); con sullo sfondo le anime dei genitori e della domestica Italia.
Un racconto breve e surreale, ma che porta con sé la magia e la tradizione dell'ultimo giorno dell'anno a Napoli: con i fuochi d'artificio sparate già ore prima dello scoccare della mezzanotte e il racconto costruiti mediante i significati dei numeri estratti dal paniere della tombola.
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