Ho terminato la lettura de La verità di Amelia, romanzo d'esordio di Kimberly McCreight.
«Non è da lei». Mentre si fa largo tra i passanti, Kate Baron ripensa
incredula alla telefonata che l’ha costretta a lasciare una riunione
decisiva per la sua carriera: dopo essere stata scoperta a copiare, sua
figlia Amelia è stata sospesa con effetto immediato dal preside della
Grace Hall, uno degli istituti privati più esclusivi di New York. «Non è
da lei», continua a ripetersi Kate, finché non si trova davanti a una
scena sconvolgente. L’ingresso della scuola è bloccato da un cordone di
agenti di polizia, vigili del fuoco e paramedici. E la causa è proprio
sua figlia. Per la vergogna, Amelia si è suicidata, lanciandosi dal
tetto dell’edificio. Col suo mondo ormai in pezzi, Kate si chiude in un
bozzolo di dolore e sensi di colpa, ma alcuni giorni dopo la tragedia
riceve un inquietante SMS anonimo: «Amelia non si è buttata». Cosa
significa? Possibile che la verità sia diversa da quella sostenuta dalle
autorità scolastiche? Possibile che ci sia un’altra verità? Kate deve
saperlo. Deve raccogliere le forze e scandagliare la vita della figlia,
una vita segnata da ombre e segreti di cui lei neppure sospettava
l’esistenza. E, a poco a poco, una domanda inizia a tormentarla. Chi era
veramente Amelia? Solo trovando la risposta, Kate potrà rendere
giustizia alla figlia. Solo così riuscirà a porterà alla luce la verità
di Amelia.
L'autrice alterna la narrazione in terza persona della vita di Kate dopo la morte della figlia, quella in prima persona della stessa Amelia dei suoi ultimi mesi di vita, pagine di diario, blog, scambi di sms, stati e commenti su facebook. Un miscuglio di stili indovinato, poiché la narrativa dovrebbe essere anche specchio del nostro tempo.
Kate è una madre single, poco presente a casa a causa del lavoro, ma che quando c'è tenta di dare il massimo, che rappresenta la maggior parte dei genitori. Amelia è una ragazzina che deve fare i conti con i problemi tipici degli adolescenti, ma resta anche invischiata in una rete malsana dalla quale tenta di uscire in tutti i modi.
Una narrazione accattivante, circa 400 pagine consumate in pochi giorni, che portano ad una riflessione sul ruolo di genitore e sulla vita in generale, con, forse, solo un po' troppa aspettiva creata dal passaparola.
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