L'ergastolo ostativo è una forma di pena prevista dal sistema penale italiano che preclude al condannato per determinati reati la possibilità di accedere a benefici penitenziari come la libertà condizionale, i permessi premio, la semilibertà o altri sconti di pena, a meno che non collabori con la giustizia.
In particolare, l'ergastolo ostativo si applica a chi è condannato per reati particolarmente gravi, come quelli legati alla criminalità organizzata (ad esempio, mafia, terrorismo o traffico di droga su larga scala), omicidio, o altri reati considerati di estrema pericolosità sociale. L'idea alla base di questa misura è che la collaborazione con la giustizia sia un segnale di distacco dai legami criminali e quindi un requisito per poter accedere ai benefici penitenziari.
Questa forma di ergastolo è stata a lungo oggetto di dibattito e di polemiche, soprattutto in relazione al rispetto dei diritti umani. Infatti, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha sollevato delle critiche, ritenendo che il meccanismo dell'ergastolo ostativo possa essere incompatibile con il principio che le pene detentive debbano tendere alla rieducazione del condannato, garantendo una possibilità concreta di revisione della pena.
Nel corso degli anni, in Italia ci sono stati tentativi di riforma per rendere meno rigida questa misura, bilanciando la necessità di sicurezza con il rispetto dei diritti dei detenuti.